Un’importante pubblicazione su un tesoro librario

nel cuore di Modena

 

La seconda biblioteca modenese

è all’Accademia delle Scienze

 

Adesso non potremo più dire di non saperlo: prima di dire che un libro raro a Modena non c’è, dopo l’obbligatoria perlustrazione della Biblioteca Estense occorre andare in corso Vittorio 59, nello storico palazzo Coccapani d’Aragona, e consultare i cataloghi degli oltre centomila volumi ivi conservati (comprese riviste scientifiche internazionali, introvabili altrove). Tanto per fare pochissimi esempi, ci si trova la copia unica della prima edizione del Morgante di Luigi Pulci (un incunabolo, come si dice), risalente al 1481; e, tra i libri che appartennero agli antichi conventi modenesi, Tutte le opere di Machiavelli nell’edizione del 1550, una delle prime edizioni della Gerusalemme liberata di Tasso (1581), e l’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert (1770-75). Di interesse estremo anche il Gridario Estense, la raccolta di migliaia di editti dei duchi, dal Cinquecento al 1859; e, in campo numismatico, un medagliere recentemente riordinato e catalogato..

A dirci questo, e molto altro, è un pregevole libro firmato da Federica Missere Fontana, La biblioteca dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti (secoli XVIII-XX), pubblicato a principio di questo 2002 in una prestigiosa collana dell’editore Olschki di Firenze, e col determinante contributo economico della Cassa di Risparmio di Vignola. Si tratta anche, come dice il sottotitolo, di un “contributo alla storia della bibliofilia modenese”; ma potremmo dire che è pure un capitolo di storia di Modena, dall’età napoleonica ai nostri giorni, e con la speranza (leggibile tra le righe della presentazione di Ferdinando Taddei, attivissimo presidente di questi anni) che le pubbliche istituzioni si rendano conto, in maniera più concreta che per l’addietro, dell’importanza di una migliore sistemazione dell’ingente patrimonio.

Nata addirittura nel 1683 (un buon mezzo secolo prima, per dare un’idea, dell’Accademia delle Scienze di Bologna), già alla fine del Settecento cominciava ad ospitare nei propri scaffali manoscritti e libri notevoli (tanto per cominciare, scritti di Muratori): dal 1786, quando venne fondata dal duca Ercole III l’Accademia di Belle Arti (prima sede, di fianco al Palazzo Ducale, dell’Accademia delle Scienze), e ancor più con l’età napoleonica, quando molte congregazioni religiose furono sciolte e i loro beni dispersi, la biblioteca accademica approfittò di molte acquisizioni di opere che, si pensava, potessero servire agli aspiranti artisti.

In particolare, in corso Vittorio (sede dell’Accademia dall’ultimo dopoguerra) oggi si trovano libri appartenuti ai conventi di San Pietro, San Domenico e San Barnaba; curiosamente, alcuni di questi non arrivarono direttamente qui, ma finirono sul mercato e furono acquistati da collezionisti modenesi (i Rangoni, i Campori, i Veratti, i Boschetti ecc.) che poi finirono per donare le proprie librerie all’Accademia. Dalla metà dell’Ottocento poi cominciò un imponente accrescimento della dotazione di riviste, grazie all’intelligente politica degli scambi di pubblicazioni tra tutte le accademie del mondo: per fare un altro esempio, l’Accademia di Modena è uno dei rari posti dove si trova l’intera collezione degli atti dell’Accademia d’Italia nel periodo 1940-43, contenenti l’elenco delle parole straniere ‘proibite’ dal fascismo e sostituite con parole italiane.

La guerra, però, produsse il disastro più grave nella storia accademica: l’ente, che dalla prima sede delle Belle Arti si era trasferito nel Collegio San Carlo,e infine, proprio alla vigilia della guerra, nel palazzo Campori di via Ganaceto, dovette subire i danni del bombardamento su Modena del 22 giugno 1944, a cui si sommarono gli effetti delle piogge di quell’estate, filtrate sui libri dai tetti sfondati del palazzo.

Trasferimenti parziali poterono finalmente sfociare, nell’aprile 1948, nel trasloco definitivo in palazzo Coccapani (che fino a pochi anni prima era stato il Palazzo del Littorio) di corso Vittorio Emanuele: ed è già storia contemporanea, che ha visto all’opera luminari della scienza, come il radiologo professor Ruggero Balli o monsignor Giuseppe Pistoni, e ‘manovali della cultura’ come Giancarlo Pirondi, Nunzio Selmi, il giovane Galasso Andreoli (poi sacerdote), e soprattutto il custode Lodovico Rebecchi, che lavorò strenuamente in prima persona (i suoi meriti gli valsero l’onoreficenza di cavaliere) e con l’aiuto dei suoi quattro figli: tra questi, la “signora Maria”, fino all’anno scorso custode e quasi insostituibile factotum dell’Accademia.

Il futuro avanza, soprattutto con la recente e progressiva informatizzazione della biblioteca; ma non potrebbe esistere, senza l’impegno profuso durante decenni e decenni da tanti autentici benemeriti della cultura e della nostra città.

 

Fabio Marri

 

 

Modena-Flash. Numero speciale dedicato alla 64.a Fiera campionaria di Modena, 20 aprile-1 maggio 2002, Modena, 17 aprile 2002, n. 1.